mercoledì 30 maggio 2007

Le malattie riemergenti in pediatria

Negli ultimi due secoli la medicina clinica è riuscita a debellare quasi completamente, alcune patologie infettive, un tempo pericolose e spesso anche fatali.
Malattie come la tubercolosi avevano un elevato tasso di mortalità, oggi sono diventati eventi guaribili, anche se in particolari circostanze costituiscono ancora una minaccia concreta per la vita.
Possiamo definire questo genere di malattie “di ritorno”.
Si tratta di situazioni nuove, ma caratterizzate da vecchie conoscenze della clinica, che nella modalità di insorgenza, virulenza e diffusione, costituiscono un capitolo nuovo nel mondo sanitario, anche se vecchio nei contenuti clinici.
Le patologie in realtà non scompaiono del tutto, ma divengono curabili e diminuiscono in numero, al punto che escono dalla memoria della gente ed in parte anche della comunità scientifica, per ricomparire in modo acutissimo e virulento nei pazienti a rischio perché affetti da immunodepressione a causa di particolari malattie o terapie; inoltre sono pericolosissime se concomitanti a situazioni di estrema povertà e sottosviluppo.
In questi casi si vengono a determinare le condizioni per la diffusione delle patologie anche dove queste sembravano eradicate o comunque ben controllabili.
Tra le patologie “di ritorno” di maggiore incidenza abbiamo sicuramente la tubercolosi.
In età pediatrica ne troviamo casi nei bambini immigrati o nei nati in Italia da famiglie di diversa etnia o tra gli adottati all’estero.
In età inferiore a 5 anni il decorso della TBC è più veloce e più facilmente evolve in malattia disseminata o meningite.
Esistono ceppi resistenti ai farmaci più usati, mentre si registrano evoluzioni fatali quando le condizioni sociali mostrano gravi fragilità perchè non sono garantiti alloggi salubri e livelli di nutrizione adeguati. Dati allarmanti riguardano la circolazione di questa malattia nel mondo; ogni anno 9 milioni di persone contraggono la TBC, di questi almeno 2 milioni muoiono, inoltre esiste anche una grave farmaco-resistenza che ha fatto prevedere protocolli internazionali diversi di approccio, con farmaci differenti nei differenti casi. I bambini più a rischio provengono dall’Africa sub sahariana ed dall’Africa orientale, qui si ha la più elevata mortalità infantile del mondo per questa causa, anche il sud est asiatico ha un posto di rilievo in questa orribile classifica.
Questi paesi vengono monitorati dalle associazioni delle nazioni unite, in Italia dobbiamo mantenere alta la vigilanza sugli arrivi da questi territori e sui bambini che viaggiano in questi luoghi ed ovviamente offrire fattivamente la nostra collaborazione a questi popoli, in modo che venga trattata farmacologicamente la popolazione con TBC in fase attiva, con cicli di farmaci per sei mesi almeno.
La TBC e la povertà costituiscono un circolo vizioso per molti popoli del mondo, la gente malata non riesce a lavorare e si impoverisce sempre di più, inoltre aumenta la circolazione della patologia nel pianeta, il controllo di questa patologia è uno dei Millennium Development Goals.
Altra patologia “di ritorno” in Italia è la malaria; non è più presente la zanzara anofele, ma si registrano casi tra i bambini immigrati, va ricordato che la riduzione della diffusione e della morte per le complicanze della malaria è un altro dei Millennium Development Goals, dal momento che il 40% della popolazione mondiale è esposta al rischio malaria e ogni anno 1 milione di persone muoiono per questa patologia.
Altri fattori contribuiscono all’aumento dell’incidenza di patologie che potremmo definire “emergenti”, questi sono il carattere multietnico delle comunità ed una certa tendenza che si sta diffondendo a non vaccinare i bambini.
La formazione di coloro che sono coinvolti negli interventi rivolti all’infanzia deve aprirsi sempre di più ai temi del confronto e dello scambio interculturale.
L’erogazione di cure infermieristiche appropriate inizia con un aumento delle conoscenze sulle patologie “emergenti”, unitamente ad una crescita dei livelli di sorveglianza che considerino eventuali “modalità anomale” di presentazione delle malattie o la presentazione di “malattie anomale”.
Un intervento formativo efficace deve essere orientato alla progettazione ed all’offerta di servizi interculturali efficienti, a partire da basi di informazione e conoscenza effettiva su temi quali: la comunicazione con le madri immigrate, le differenze educative e nelle modalità di cura, la tutela delle situazioni di maggiore fragilità sociale. In molti casi può essere di aiuto la mediazione culturale.
L’aumentato inserimento di soggetti provenienti da zone del terzo mondo nel nostro tessuto sociale ha fatto crescere il rischio ed anche l’incidenza di patologie infettive “rare” o ne ha determinato la ricomparsa.
Stanno facendosi strada nel mondo occidentale alcune patologie prima endemiche in posti molto particolari del mondo, tra queste si possono citare: l’encefalite del West Nile e la menigoencefalite da morso di zecca.
La circolazione dei popoli è così straordinariamente aumentata da rendere consigliabili alcune vaccinazioni suppletive in bambini a rischio, per esempio tra coloro che viaggiano in zone particolari.
In molte parti del mondo l’infezione HIV-AIDS è un fenomeno fuori controllo e costituisce attualmente il problema di salute più grande del pianeta insieme alla malnutrizione, naturalmente anche questo costituisce un Millennium Development Goal.
I significativi successi ottenuti con l’introduzione della pratica clinica delle nuove terapie antiretrovirali ad elevata efficacia, hanno indotto nella pubblica opinione l’idea che il problema dell’epidemia fosse in rapido calo, purtroppo la realtà è molto diversa.
C’è stato un progressivo calo di attenzione nei riguardi di questa patologia e fatalmente i risultati ottenuti in termini di prevenzione si sono ridotti, i bambini con HIV devono essere seguiti da strutture ultraspecialistiche che seguano protocolli internazionali ed abbiano accesso alle più aggiornate terapie in circolazione.
In letteratura è confermato il rapporto diretto, che esiste tra risultato clinico, specializzazione della struttura e numero dei pazienti trattati.
40 milioni di persone nel mondo sono HIV positive, 3 milioni di persone muoiono ogni anno per questa malattia, 15 milioni di bambini sono orfani per questa causa.
Nel parlare di patologie “emergenti” va fatto almeno un accenno alla SARS, all’ Influenza aviaria ed al fenomeno del bio-terrorismo.
Affrontare questi temi brevemente non è possibile, ma si può accennare alla assoluta necessità della protocollazione di tutte le procedure, con la definizione dei vari livelli di allarme.
Il personale deve essere informato sulle principali patologie che possono essere causate da fenomeni di bio-terrorismo e deve poter disporre di protocolli operativi da mettere in atto per tutelare la salute pubblica. Bisogna effettuare esercitazioni e controlli sulla conoscenza effettiva delle procedure da parte degli operatori. Tra le precauzioni da attivare in caso di sospetta patologia infettiva “emergente gravissima”, c’è l’isolamento di tutta la zona coinvolta e la decontaminazione e vanno rintracciate tutte le persone che hanno avvicinato il bambino nel periodo in cui questo era contagioso.Gli interventi vanno modulati in base ai livelli d’allarme che sono tarati sul differente rischio per la popolazione, che in questi casi è comunque estremo.

Simona Squaglia

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