domenica 12 febbraio 2012

Presentazione del Workshop di Scienze infermieristiche del 12° Congresso nazionale della Società Italiana di Infettivologia Pediatrica Firenze, 22 marzo 2012



Workshop is a usually brief intensive educational program for a relatively small group of people that focuses especially on techniques and skills in a particular field.
(Merriam-Webster Dictionary, An Encyclopædia Britannica Company)


La partecipazione degli infermieri al 12° Congresso Nazionale della Società italiana di Infettivologia pediatrica si presenta in una forma nuova, quella del workshop, con l’obiettivo di creare condizioni più partecipative che favoriscano una maggiore interazione fra i presenti, relatori e iscritti, affinché i lavori congressuali possano diventare occasione di benchmarking su alcune tematiche che riteniamo caratterizzanti le pediatrie in generale.

Le tecniche e le abilità richieste alla professione infermieristica presentate e discusse durante questo workshop fanno riferimento alle misure di prevenzione della trasmissione nosocomiale di microrganismi responsabili di patologie infettive nell’ambiente pediatrico.

Il workshop è strutturato in due sezioni con un ampio spazio temporale per la discussione in plenaria delle relazioni presentate. I relatori sono operatori sanitari (infermieri pediatrici, infermieri e farmacisti) che hanno sviluppato conoscenze e competenze particolari nelle tematiche presentate.

I lavori vengono introdotti da riflessioni di carattere antropologico sul binomio bambino-malattia con particolare rilievo alla malattia infettiva e le conseguenze che aveva nella storia nonché nel passato più recente; pensiamo, per esempio, alla condanna a morte che era il significato principale della malattia infettiva nel periodo medioevale, alle importanti  scoperte della giovane Nightingale nel conflitto bellico in Crimea e quelle dello sfortunato Semmelweis a Vienna, finito in manicomio, che hanno rivoluzionato l'approccio igienico nelle attività di assistenza per arrivare a quelle altrettanto decisive dei sulfamidici di Domagk e della penicillina di Fleming che hanno cambiato non soltanto il mondo ma anche la cultura nell'accezione antropologica, ognuno per aspetti propri, per meditare, perché no, infine sulle riflessioni che Roberto Volpi fa nel suo libro "L'amara Medicina".
Il tutto incentrato sul bambino che vive l'esperienza del contatto con quel mondo in modo più intenso dell'adulto (vedi Kanizsa, Dosso. La paura del lupo cattivo-Quando un bambino è in ospedale).

A conclusione dei lavori viene presentata, sempre nel tema di igiene e salute,  un’esperienza diametralmente opposta a quelle che ogni giorno possiamo fare nel nostro mondo altamente sviluppato e tecnicamente avanzato, esperienza fatta in diversi periodi di volontariato nel campo dell’attività di cooperazione internazionale in un paese in via di sviluppo.

Vedi informazioni sul sito del Congresso:  


Klaus Peter Biermann, RN MSN
Coordinatore Nazionale
del Gruppo Infermieri di Infettivologia pediatrica
nella SITIP

lunedì 9 gennaio 2012

12° CONGRESSO NAZIONALE SITIP - Workshop di Scienze infermieristiche 22/03/2012 14.00 - 18.00 Firenze, Palazzo degli Affari

(clicca sul titolo per accedere alla website del Congresso)

La gestione del rischio biologico nell'assistenza infermieristica pediatrica



(clicca sui link nel programma per visualizzare l'abstract)

13.45 - 14.10 Registrazione dei Partecipanti
Introduzione
14.10 - 14.30

1° Sessione - Moderatori: Klaus Peter Biermann (FI), Daniela Mambretti (NA)
14.30 - 14.50

14.50 - 15.10

15.10 - 15.30


15.30 -16.00
Discussione
16.00 - 16.30
Coffee Break

2° Sessione - Moderatori: Klaus Peter Biermann (FI), Daniela Mambretti (NA)
16.30 - 16.50

16.50 - 17.10
17.10 - 17.30

17.30 - 18.00
Discussione

domenica 9 gennaio 2011

Pet-Therapy e la diffusione nosocomiale delle patologie trasmissibili

Un’indagine conoscitiva dell’Istituto Superiore della Sanità del 2001 presenta un dato preoccupante: dal 5 all’8% dei pazienti ricoverati negli ospedali italiani sviluppa un’infezione ospedaliera durante il ricovero e uno su cento di questi muore. Questi dati permettono di stimare che nel nostro paese si verifichino ogni anno da 450.000 a 700.000 infezioni e 4.500 – 7.000 decessi legati ad esse (1).

Per infezione ospedaliera (I.O.) o nosocomiale si intende, generalmente, un processo infettivo caratterizzato o dall’invasione e dalla moltiplicazione di microrganismi patogeni all’interno dell’organismo ospite oppure dal virulentarsi dei microrganismi commensali con, in ambedue i casi, evidente sintomatologia clinica, confermata anche dai dati microbiologici e sierologici. Tale processo non è né presente, né in incubazione al momento dell’ingresso in ospedale. E' considerata infezione ospedaliera anche la manifestazione infettiva che compare dopo la dimissione e il cui periodo di incubazione risale al ricovero. Proprio quest’ultimo aspetto, anche nell’ottica moderna di un continuo incremento di servizi assistenziali e di cure alternative al ricovero ordinario, ha stimolato un cambiamento paradigmatico nell’approcciarsi al fenomeno dell’infezione contratta durante il ricovero, introducendo il termine di Infezione correlata a pratiche assistenziali (ICPA), senz’altro più pertinente. Questo nuovo orientamento richiede modalità di sorveglianza che impongono una stretta collaborazione fra tutti gli operatori, sanitari e non, impegnati a vario titolo nel processo di cura.

L'ambiente costituisce un serbatoio per una varietà infinita di microrganismi, ma, con eccezione per i soggetti immunocompromessi, è raramente di per se fonte nella trasmissione di malattie infettive e diffusive. La mancata aderenza nella cura dell’ambiente a norme stabilite e standard formulati può provocare eventi avversi in pazienti ricoverati in strutture sanitarie. Pertanto è indispensabile basarsi su linee guida di controllo delle infezioni che riesaminano e riaffermano strategie per la prevenzione di infezioni correlate all’ambiente. Nel caso specifico, oggetto delle nostre riflessioni, occorre prendere in considerazione la possibilità di trasmissione di microrganismi patogeni dall’animale all’uomo. Gli animali impiegati nella pet-therapy sono potenziali vettori in quanto rappresentano fonti per la trasmissione di patogeni responsabili sia di zoonosi specifiche ma anche di patologie trasmissibili più comuni. Inoltre costituiscono un potenziale serbatoio per microrganismi antibiotico-resistenti, che possono essere introdotti nelle strutture sanitarie con la loro presenza durante lo svolgimento della pet-therapy: è stata, per esempio, dimostrata la presenza di enterococchi vancomicina-resistenti (VRE) sia in animali da fattoria, sia in animali domestici, (2) ed è stata descritta la colonizzazione con staphylococcus aureus meticillino-resistente (MRSA) in un gatto presente in una degenza geriatrica (3).

Le zoonosi possono essere trasmesse dall’animale all’uomo sia direttamente sia indirettamente attraverso morsi, graffi, aerosol, ectoparasiti, ingestione accidentale di terriccio contaminato oppure contatto con esso, ma anche attraverso il cibo e l'acqua. Mancano a tutt’oggi studi scientifici formali che analizzano il potenziale rischio della trasmissione di zoonosi in strutture sanitarie diverse dai laboratori. Un ruolo principale nella trasmissione di microrganismi è da attribuire alle mani (4, 5); una corretta igiene delle stessa è fra le misure di prevenzione la più semplice e una delle più efficaci.

Dal 2003 la Pet-Therapy per anziani e bambini è stata ufficialmente riconosciuta anche in Italia e il Decreto in questione[1] favorisce la sua implementazione a livello capillare. Le Linee Guida del Centers for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta sul controllo ambientale delle infezioni nelle strutture sanitarie (6) che dedica un ampio capitolo alle attività assistite con gli animali (Animal-Assisted Activities, Animal-Assisted Therapy, Resident Animal Programs) ci forniscono le raccomandazioni, qui di seguito parzialmente riportate, per un suo svolgimento in sicurezza.

I. Misure generali di controllo delle infezioni nel contatto con gli animali

A. Minimizzare il contatto con saliva, forfora, urina e feci dell’animale. Categoria II

B. Praticare l'igiene delle mani dopo qualsiasi contatto con un animale. Categoria IB

  1. Lavare le mani con acqua e sapone, soprattutto se sono visibilmente imbrattate. Categoria IB
  2. Lavarsi le mani con acqua e sapone oppure frizionare le mani con gel alcolico se non sono visibilmente imbrattate. Categoria IB

II. Attività assistita con gli animali, Terapia assistita con gli animali e Programmi sociali con l’animale

A. … omissis … (riguarda rettili e primati)

B. Impiegare solo animali che sono stati sottoposti alle vaccinazioni contro le zoonosi, sani, puliti, ben spazzolati, che risultano negativi per parassiti enterici oppure hanno recentemente terminato una cura antielmintica sotto controllo veterinario. Categoria II

C. Impiegare solo animali addestrati da persone esperte nel campo. Categoria II

D. Garantire che gli animali siano condotti da personale formato che conoscono lo stato di salute e le caratteristiche comportamentali dell’animale per fare si che le attività oppure le prestazioni terapeutiche si svolgano in sicurezza. Categoria II

E. Applicare immediatamente misure idonee in caso di morso o graffio durante un’attività o la terapia assistita da animale.

  1. Togliere l'animale permanentemente dal programma. Categoria II
  2. Segnalare l'episodio immediatamente alle autorità preposte (per esempio, il comitato per la lotta contro le infezioni ospedaliere, il coordinatore del programma di Pet-Therapy oppure l’unità locale di sanità pubblica). Categoria II
  3. Detergere e trattare immediatamente graffi, morsi o altre ferite. Categoria II

F. Valutare il rischio infettivo e collaborare con l’addestratore dell’animale prima di effettuare un’attività o terapia assistita da animale per determinare se la sessione si deve tenere in un’area comune della struttura sanitaria oppure nella stanza di degenza. Categoria II

G. Adottare precauzioni atte a limitare risposte di tipo allergico all’animale. Categoria II

1. Effettuare un bagno all’animale almeno 24 ore prima della visita per evitare lo spargimento di forfora. Categoria II

2. Pettinare l’animale prima della visita per eliminare il pelo caduto oppure fare indossare all’animale un camice monouso. Categoria II

H. Sanificare secondo protocollo di pulizia ambientale le superfici dopo la visita. Categoria II

I. Evitare l’accesso oppure il collocamento di animali permanentemente presenti (incluso pesci in acquari) nelle aree di assistenza e cura, di preparazione di cibo, sale pranzo, lavanderia, aree di stoccaggio di materiale sterile, magazzini di materiale pulito, medicherie, sale operatorie, aree di isolamento ed aree protette. Categoria II

J. … omissis … (riguarda animali permanentemente presenti nelle strutture sanitarie)

III. Misure protettive per pazienti immunocompromessi

A. Consigliare i pazienti di evitare il contatto con feci o lettiera e liquidi corporei dell’animale come saliva e urina. Categoria II

B. Detergere e trattare immediatamente graffi, morsi o altre ferite. Categoria II

C. … omissis … (riguarda il contatto con rettili)

D. Condurre una valutazione caso per caso per determinare se un’attività o terapia assistita da animale è appropriato per il paziente immunocompromesso. Categoria IB

E. Nessuna raccomandazione viene data in relazione all’opportunità o meno di permettere le visite a pazienti immunocompromessi terminali al di fuori dell’area protetta. Questione aperta

IV, V, VI … omissis … (non riguarda l’attività assistita con gli animali, la terapia assistita con gli animali e i programmi sociali con l’animale)

Categoria IA

Azione fortemente raccomandata - (ben supportata da solidi studi clinici sperimentali o epidemiologici)

Categoria IB

Azione fortemente raccomandata - (supportata da studi clinici sperimentali o epidemiologici e da un forte razionale teorico)

Categoria IC

… omissis … (riferimento a normative statunitensi)

Categoria II

Azione suggerita - (supportata da studi clinici sperimentali o epidemiologici suggestivi o da un razionale teorico)

Questione aperta

Non è possibile, sulla base delle evidenze scientifiche, esprimere raccomandazioni certe


Tabella 1 - Livelli di forza delle raccomandazioni (CDC)

Bibliografia

(1) Moro M.L., Gandin C., Bella A., Siepi G., Petrosillo N.- Indagine conoscitiva nazionale sulle attività di sorveglianza e controllo delle infezioni ospedaliere negli ospedali pubblici italiani. Rapporti Istisan 01/4, ISS, 2001.

(2) Devriese LA, Ieven M, Goossens H, et al. Presence of vancomycin-resistant enterococci in farm and pet animals. Antimicrob Agent Chemother 1996;40:2285–7.

(3) Scott GM, Thomson R, Malone-Lee J, Ridgway GL. Cross-infection between animals and man: Possible feline tranmission of Staphylococcus aureus infection in humans? J Hosp Infect 1988;12:29–34.

(4) Moro ML. Infezioni ospedaliere-Prevenzione e Controllo. 1993 Centro Scientifico Editore, Torino.

(5) Centers for Disease Control and Prevention. Guideline for Hand Hygiene in Health-Care Settings: Recommendations of the Healthcare Infection Control Practices Advisory Committee and the HICPAC/SHEA/APIC/IDSA Hand Hygiene Task Force. MMWR, 2002;51(No. RR- 16):1–49.

(6) Sehulster LM, Chinn RYW, Arduino MJ, Carpenter J, Donlan R, Ashford D, Besser R, Fields B, McNeil MM, Whitney C, Wong S, Juranek D, Cleveland J. Guidelines for environmental infection control in health-care facilities. Recommendations from CDC and the Healthcare Infection Control Practices Advisory Committee (HICPAC). Chicago IL; American Society for Healthcare Engineering/American Hospital Association; 2004.

(7) Finzi G e.a. Governo e Gestione dell’Igiene nelle strutture sanitarie. 2006 Il Pensiero Scientifico Editore, Roma


[1] DPCM 28 febbraio 2003 Recepimento dell'accordo recante disposizioni in materia di benessere degli animali da compagnia e pet-therapy.

Klaus Peter Biermann