giovedì 13 settembre 2007

Chikungunya

La chikungunya è una malattia virale caratterizzata da febbre acuta e trasmessa dalla puntura di zanzare infette.

A partire dall’inizio dello scorso mese di luglio, sono stati registrati nella Provincia di Ravenna casi di infezione virale, in un primo tempo attribuiti a febbre da pappataci.

Le indagini sierologiche, effettuate dall’Istituto Superiore di Sanità, hanno invece evidenziato quale agente eziologico dei casi il virus Chikungunya.

Il termine chikungunya, in makonde, significa "ciò che curva" o "contorce" e fu impiegato durante un'epidemia in Tanzania nel 1952, a causa delle limitazioni articolari dovute alle importanti artralgie che caratterizzano la malattia. Probabilmente, si era già avuta un'epidemia di chikungunya in Indonesia nel 1779. Da allora il virus è stato riconosciuto come responsabile di alcune epidemie in Asia ed Africa. Nel gennaio 2006 si è registrata un'epidemia nell'isola di Reunion, nell'Oceano Indiano.

Il punto sulle infezioni da Chikungunya in Emilia-Romagna
(6 settembre 2007) - I casi di sospetta infezione da virus Chikungunya in Emilia-Romagna sono ad oggi 197. Di questi, 36 sono stati confermati dagli esami di laboratorio e 2 risultano negativi; i rimanenti 159 sono attualmente al vaglio delle autorità sanitarie.

Giovanni Bissoni , Assessore alle politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna

Alcuni Link utili per ulteriori approfondimenti:

Epicentro, Chikungunya:

http://www.epicentro.iss.it/problemi/Chikungunya/chikungunya.asp

European Centre for Desease Prevention and Control, Chikungunya - Fact sheet:

http://www.ecdc.eu.int/Health_topics/Chikungunya_Fever/Disease_facts.html

CDC – Fact sheet:

http://www.cdc.gov/ncidod/dvbid/Chikungunya/chikvfact.htm

Eurosurveillance:

http://www.eurosurveillance.org/ew/index-02.asp

Chikungunya risk assessment for Europe: recommendations for action:

http://www.eurosurveillance.org/ew/2006/060511.asp#2

Chikungunya in Emilia Romagna Region, Italy:

http://www.euro.who.int/surveillance/outbreaks/20070904_1

WHO, Chikungunya:

http://www.who.int/csr/don/archive/disease/chikungunya/en/

Institut Pasteur, Chikungunya:

http://www.pasteur.fr/actu/presse/documentation/chik.htm

I rischi per l'Europa e le raccomandazioni dell'Ecdc:

http://www.epicentro.iss.it/problemi/Chikungunya/Chikungunya_raccomandazioni.pdf

Ministero della Salute, Sorveglianza della Chikungunya:

http://www.ministerosalute.it/resources/static/primopiano/389/Nota_Chikungunya_08_06.pdf

Scheda di Notifica:

http://www.ministerosalute.it/resources/static/primopiano/389/Scheda_chikungunya_def.pdf

Aedes albopictus in Italia: un problema sanitario sottovalutato (articolo di R. Romi):

http://www.iss.it/binary/publ/publi/372241.1108978978.pdf

Epicentro, Zanzara Tigre:

http://www.epicentro.iss.it/problemi/zanzara/zanzara.asp


Klaus Peter Biermann

sabato 4 agosto 2007

LE LINEE GUIDA: FONTI PER L’ELABORAZIONE DI NUOVI STRUMENTI DI LAVORO, CDC ED OLTRE


Negli ultimi anni si è assistito a livello internazionale ad una certa proliferazione di linee guida (LG). Questo immenso lavoro finora maggiormente condotto nei paesi anglo-sassoni e scandinavi, ultimamente caratterizzato da un evidente miglioramento qualitativo, è motivata da un’esigenza reale che è quella di poter disporre di uno strumento di collegamento fra la ricerca clinica, solo difficilmente accessibile e utilizzabile per la pratica quotidiana della maggior parte degli operatori sanitari, e l’impegno di migliorare la qualità assistenziale offrendo prestazioni che si ispirano a comportamenti conformi alle migliori prove di efficacia disponibili.
Le LG sono strumenti validi ed importanti per migliorare efficacia e appropriatezza dell’assistenza al fine di ridurre la variabilità nei comportamenti delle prestazioni sanitarie e per aggiornare ed informare operatori ed utenti. Non devono, però, essere intese come protocolli da seguire rigidamente, strumenti amministrativi per contenere i costi della spesa sanitaria o strumenti di controllo nei confronti degli operatori sanitari finalizzati a limitare la loro libertà decisionale, ma piuttosto come “raccomandazioni sviluppate in modo sistematico per assistere gli operatori sanitari e i pazienti nelle decisioni riguardanti la gestione appropriata di specifiche condizioni cliniche”.
L’utilizzo esplicito e sistematico della letteratura per prendere decisioni cliniche è la componente concettuale della pratica basata sull’evidenza; il suo “imperativo categorico” è di avvertire il bisogno d’informazione per risolvere i problemi clinici. Oggi, l’infermiere, figura professionale competente, responsabile, impegnata e coerentemente integrata con altre professioni del Sistema Sanitario Nazionale che eroga assistenza a tutela della salute, deve conoscere e valutare criticamente i risultati della ricerca, rivalutare continuamente la propria pratica professionale e modificare eventualmente la propria condotta clinica (ciclo di Deming). Questa abilità gli conferisce un ruolo attivo nella strategia con cui le organizzazioni sanitarie intendono garantire un miglioramento continuo della qualità dei loro servizi e nella salvaguardia di elevati standard di cure in un ambiente che possa favorire l’espressione dell’eccellenza clinica (Governo clinico).
In Italia le condizioni per l’applicazione dei principi dell’Evidence Based Health-Care (EBHC) sono state create dal Piano Sanitario nazionale 1998 – 2000 e dal D.Lgs 229 del 1999 (Norme per la razionalizzazione del SSN). La definizione dei Livelli essenziali di assistenza (LEA) e la loro introduzione, coniugati con i principi ispiratori del SSN (Dignità umana, Salvaguardia, il Bisogno, Solidarietà, Efficacia e appropriatezza, Efficienza produttiva ed Equità), sono punto di partenza per una pratica basata sull’evidenza. La necessità di LG nasce proprio dal legame fra i principi di efficacia ed appropriatezza degli interventi e di efficienza produttiva; conoscerle, comprendere la forza delle raccomandazioni e i livelli di evidenza, sapere dove reperirle e come valutarle diventa una capacità indispensabile.
Le LG sono, per definizione, raccomandazioni di comportamento clinico prodotte attraverso un processo sistematico di revisione della letteratura scientifica e delle opinioni di esperti, allo scopo di assistere operatori sanitari e pazienti nel decidere quali sono le modalità di assistenza più appropriate in specifiche situazioni cliniche. Sono prodotte da istituzioni sanitarie e gruppi di professionisti, come agenzie sanitarie governative e non, collegi/ordini professionali, società scientifiche, istituti di ricerca, utilizzando metodologie varie come per esempio il Consenso informale, il metodo più semplice e più utilizzato al momento, ma anche scientificamente meno valido in quanto è il risultato di discussioni fra esperti che hanno lo scopo di produrre un consenso sulle raccomandazioni senza fissare a priori i criteri di scelta. Altri metodi sono:
- il Consenso formale che prevede una strutturazione del confronto fra gli esperti a garanzia che tutte le posizioni espresse all’interno del gruppo possano essere rappresentate e discusse per giungere al consenso sulle risposte e comportamenti da raccomandare (Metodo Delphi, discussione previo invio di questionario contenente i quesiti principali oggetto della discussione);
- il Metodo Rand che delega ad un gruppo di 10,11 esperti appositamente individuati la definizione di criteri per l’utilizzo più appropriato di un trattamento riferito ad una categoria specifica di pazienti, limitando però nello stesso tempo la multidisciplinarietà nell’elaborazione ed offrendo una valutazione pur sempre soggettiva;
- il Metodo della Consensus Conference che oltre ai momenti di discussione prevede anche la verifica delle informazioni disponibili per definire lo stato dell’arte e produrre raccomandazioni valide per la pratica clinica.

Con riferimento al modo in cui sono formulate le LG, esse possono essere distinte in LG basate sull’evidenza (EBGL) oppure non basate sull’evidenza (NEBGL). Le NEBGL, molto diffuse fino a non molti anni fa, erano più che altro finalizzati a validare i comportamenti in atto. Le EBGL, invece, sono caratterizzate dalla multidisciplinarietà del gruppo che ha redatto/elaborato la LG, dalla valutazione sistematica delle prove scientifiche disponibili che sono alla base delle raccomandazioni nonché dalla classificazione delle raccomandazioni in base alla qualità delle prove scientifiche che le sostengono.
I requisiti a cui deve corrispondere una EBGL sono secondo quanto stabilito dal Piano Nazionale Linee Guida (PNLG) i seguenti:
- utilizzo delle migliori prove scientifiche disponibili
- dichiarazione della qualità delle informazioni utilizzate (livello di evidenza)
- dichiarazione dell’importanza, fattibilità e priorità della loro implementazione (forza delle raccomandazioni)
- costruzione attraverso un processo multidisciplinare
- esplicazione di trattamenti alternativi e loro effetti sugli esiti
- flessibilità ed adattabilità alle condizioni in cui trova applicazione.

Ricordando che il termine “evidenza” non è da intendere nella sua accezione italiana, ma in quella anglosassone, ripetiamo che non è evidente ciò che è esplicito, ma ciò che è dimostrato e di conseguenza il livello delle evidenze definisce il grado di validità delle informazioni su cui si basano le LG e le raccomandazioni espresse.

Dalla piramide delle evidenze può essere estrapolato il livello di prova/evidenza che fa riferimento alla probabilità che le prove scientifiche adottate nelle LG siano il risultato di studi pianificati e condotti per produrre informazioni valide e prive di errori sistematici (qualità metodologica, controllo dell’errore sistematico e casuale e rilevanza clinico-epidemiologica dello studio).

Possiamo trovare diverse classificazioni dei livelli di prova/evidenza; alcune seguono alla lettera quanto indicata dalla piramide delle evidenze, altre invece raggruppano e sintetizzano in poche classi. Fra quelli che seguono la prima impostazione troviamo per esempio SIGN che adotta una classificazione che va dal livello più alto 1++ (metanalisi, revisioni sistematiche di RCT) al livello più basso 4 oppure CeVEAS/PNLG dal più alto I (revisioni sistematiche di RCT) al più basso VI adottando una classificazione che prende in esame anche il numero degli studi a disposizione; l’American Heart Association (AHA) e il CDC invece utilizzano una classificazione più sintetica.
Successivamente la complessità del tipo e della qualità delle prove di efficacia devono essere tradotte in una sintesi chiara ed immediatamente fruibile per gli utilizzatori delle LG: la forza delle raccomandazioni.
La forza delle raccomandazioni fa riferimento alla probabilità che la sua applicazione pratica possa determinare miglioramenti dello stato di salute della popolazione a cui sono rivolte e pertanto dipende dalla valutazione complessiva del livello di prova, dell’applicabilità delle singole raccomandazioni, dalle difficoltà previste nella loro applicazione nonché dal grado con cui la singola raccomandazione possa essere accettata da un punto di vista culturale e sociale.
Le raccomandazioni sono a loro volta graduate in classi. Ricorrendo agli esempi fatti in precedenza vediamo che SIGN indica le classi con le lettere maiuscola A, B, C, D. Nella classe A trovano collocazione quelle raccomandazioni che sono supportate da prove di efficacia di livello superiore e che hanno, di conseguenza, una forza più stringente di quelle a cui sono state attribuite le classi B o C. Una raccomandazione di classe D, invece, fa riferimento a studi di povera qualità ed è quindi da considerare una raccomandazione molto debole.
Questo schema di grading ha il limite che gli aspetti che riguardano la qualità, cioè il livello delle prove di evidenza, e la fruibilità nell’applicazione pratica, vale a dire la forza delle raccomandazioni, risultano l’una conseguenza dell’altra, considerando forti solo quelle raccomandazioni che derivano da studi di alta qualità metodologica. Per ovviare a questa criticità CeVEAS propone una classificazione diversa e distribuisce la forza delle raccomandazioni in cinque livelli da A a E. Con la lettera A viene indicata una raccomandazione che deve essere fortemente implementata (“si deve utilizzare una determinata procedura/intervento”) mentre le raccomandazioni della classe E hanno carattere di divieto (“non si deve utilizzare una determinata procedura/intervento”), passando per gli stadi intermedi fra questi due estremi nelle classi B, C e D.
Attualmente non esiste un sistema uniforme e universalmente accettato di classificazione del livello della prova di efficacia e di grado della raccomandazione; ogni istituzione che produce LG utilizza generalmente uno proprio. Pertanto è indispensabile ricercare e valutare a priori la descrizione del sistema di grading adottato nella LG che si vuole utilizzare.

Parlando di LG occorre fare un breve cenno agli strumenti che scaturiscono dallo studio delle stesse in quanto non trovano applicazione tale quale, ma richiedono di essere adattate alle realtà in cui vengono utilizzate. Senza entrare in dettaglio ricordiamo che le LG vengono tradotte in protocolli, termine inteso come documento di procedura formale che riguarda una condizione clinica, finalizzato a adattare quanto espresse nelle LG ai contesti locali in cui trova applicazione ed arricchito di aspetti operativi che caratterizzano la specifica realtà; i protocolli si possono scomporre a loro volta in documenti di standardizzazione più elementare, le procedure, che sono espressione della sequenza dettagliata e logica di atti che compongono un’azione sanitaria. Per fare un esempio semplice, possiamo affermare che dalle LG dell’Italian Resuscitation Council viene elaborato il protocollo del Pediatric Basic Live Support (PBLS) che a sua volta si differenzia in procedure chiamate A, B, C, ossia “Airway”, “Breathing” e “Circulation” [LG (Italian Resuscitation Counsil) -> Protocollo (PBLS) -> Procedure (ABC)].

Nel trattare l’attività del searching, cioè come reperire le LG, occorre limitarsi a fornire delle indicazioni (nel nostro caso di interesse infermieristico) in quanto la tematica richiederebbe spazi maggiori di quelli riservati ad un blog. Portali di indubbia valenza per il nostro lavoro sono quelli del Gruppo Italiano della Medicina basata sulle Evidenze (GIMBE) e del Centro Studi Evidence Based Nursing (EBN) del Policlinico S. Orsola-Malpighi di Bologna che nella sezione “Aiuti & Link” offre un’ampia rassegna di Banche dati di Linee Guida con la possibilità di accesso diretto come p.e. la National Guideline Clearinghouse (NGC), prodotta dall’Agency for Healthcare Research and Quality, il Programma Nazionale Linee Guida, una banca dati italiana nata sotto la responsabilità dell’Agenzia per i Servizi Sanitari Regionali e dell’Istituto Superiore di Sanità e costruita sul modello della NGC, lo Scottish Intercollegiate Guidelines Network (SIGN) oppure il New Zealand Guidelines Group, il Centro per la Valutazione dell’Efficacia dell’Assistenza Sanitaria (CeVEAS), un centro della Azienda USL e del Policlinico di Modena costituito nel 1999, l’Agency for Healthcare Research and Quality (AHRQ), il Centers for Desease Control and Prevention di Atlanta (CDC) e altri ancora. Anche se queste banche dati sono senz’altro da considerare autorevoli, le fonti per reperire LG sono sempre più innumerevoli e di conseguenza si impone la necessità di poter valutare la qualità delle LG a cui vogliamo fare riferimento nell’elaborazione dei nostri strumenti di lavoro quotidiano. Le variabili che a prima vista rendono credibile una LG sono la sua attendibilità perché è stato preso in considerazione un numero notevole di prove scientifiche valide di cui vengono descritte la strategia di ricerca adottata e i criteri di inclusione ed esclusione dei campioni studiati, la sua validità in quanto vengono esplicitati i livelli di prova, vale a dire, la relazione diretta della raccomandazione con le evidenze scientifiche, i procedimenti messi in atto per acquisire i pareri degli esperti nonché la data di scadenza, la sua legittimità (multidisciplinarietà del gruppo di lavoro, revisione esterna) e la sua indipendenza che si esprime nella dichiarazione esplicita di assenza di conflitti d’interesse. Altri aspetti da valutare sono l’utilità delle LG che si esprime nella rilevanza clinica di quanto da essa trattato, nella sua rappresentatività e flessibilità da un lato e il fatto che in essa si evidenzia con chiarezza l’intervento, l’obiettivo e i destinatari dell’intervento, gli operatori interessati, il contesto e l’esito dell’intervento dall’altro.

Il gruppo di lavoro di SaPeRiDoc, per esempio, basandosi su quanto indicato dal Manuale SIGN 50 prende in considerazione i seguenti punti per valutare la qualità metodologica di una LG:
- l’agenzia o l’organismo che l’ha finanziata e/o prodotta;
- la data di elaborazione;
- se si tratta di una LG originale o se rappresenta l’adattamento o l’adozione di una LG elaborata da altri;
- la composizione del gruppo che l’ha prodotta, cioè, se in quale equilibrio è stata rispettata la multidisciplinarietà;
- la presenza di una classificazione del livello di evidenza, dalla quale deriva la forza della raccomandazione;
- la descrizione della metodologia utilizzata per identificare, valutare, selezionare e combinare le prove di efficacia disponibili, compresi i criteri di consultazione delle banche dati;
- se è prevista una strategia di implementazione e se sono descritti gli indicatori di processo e di risultato per la valutazione di impatto;
- se è prevista una data di revisione ed aggiornamento della LG.

La Guida per l’utilizzo della letteratura medica (Users’ guide to the medical literature. JAMA ed it. 1998;10:75-87) propone in un approccio rivolto specificatamente ai clinici un’ulteriore serie di domande al fine di riconoscere validità, rilevanza clinica e utilità nell’assistenza di una linea guida, e cioè:
Validità delle raccomandazioni
- Sono state prese in considerazione e sono state valutate tutte le diverse opzioni terapeutiche e tutti gli esiti importanti di ogni trattamento?
- Le prove di efficacia disponibili sono state identificate, selezionate e combinate utilizzando un procedimento esplicito e razionale?
- Assegnare una preferenza ad un esito piuttosto che ad un altro è un problema di opinioni e di valori: giudizi di valore e metodo attraverso il quale si è raggiunto il consenso sono esplicitati? La LG è stata elaborata da un gruppo multidisciplinare? Sono stati considerati preferenze e valori dei pazienti?
- La linea guida è aggiornata? La bibliografia utilizzata per l’elaborazione della linea guida è aggiornata?
- Le raccomandazioni espresse nella LG sono state sottoposte a revisione e a verifica?

Rilevanza clinica e forza delle raccomandazioni
- Le raccomandazioni forniscono consigli pratici, non ambigui, e clinicamente rilevanti?
- Esiste un classificazione delle prove di efficacia sulle quali le raccomandazioni si fondano? Quanto sono potenti le raccomandazioni?

Utilità delle raccomandazioni
- Le raccomandazioni possono essere applicate ai propri assistiti?
Il Programma nazionale linee guida mette a disposizione con il manuale metodologico Come produrre, diffondere e aggiornare raccomandazioni per la pratica clinica, un testo in lingua italiana di riferimento sulle linee guida. Il manuale è stato elaborato da una commissione congiunta dell’Istituto superiore di sanità (ISS) e dell’Agenzia per i servizi sanitari regionali (ASSR), con la collaborazione di CeVEAS.

Un ulteriore utile strumento per la valutazione critica delle LG viene offerta dall’AGREE Collaboration (Appraisal of Guidelines for Research and Evaluation) che dovrebbe essere utilizzato, anche se richiede una fase impegnativa di addestramento, da chi ha responsabilità di politica sanitaria e partecipa all’elaborazione di LG ma anche da chi ha responsabilità nell’assistenza diretta ai pazienti e da chi è impegnato in attività di formazione per operatori sanitari. Il metodo consiste nell’assegnazione di un punteggio da 1 (completo disaccordo) a 4 (completo accorto) a 23 items che indagano sul rigore dell’elaborazione, sulla chiarezza e presentazione, sull’applicabilità e sull’indipendenza editoriale.

Anche se le LG non sono atti vincolanti per legge e quindi non sussiste un obbligo da parte dell’operatore sanitario di applicarle, costituiscono comunque nelle controversie giudiziarie, con valore relativo per il singolo caso in quanto fanno riferimento ad un paziente “astratto”, un criterio di valutazione per la correttezza tecnica nella condotta del professionista sanitario. Riassumono come “regole d’arte” in modo sistematico le migliori modalità assistenziali relative ad una patologia o condizione, attualmente riconosciute, ed è lecito dubitare che sia corretto attribuire alle raccomandazioni per la pratica clinica il significato di "norme”. Un eventuale elemento normativo non si configurerebbe, quindi, nel loro contenuto specifico, ma nel patto implicito in quanto si accetta che esse diventino luogo di confronto e dell’esplicazione delle regole.

Klaus Peter Biermann

giovedì 31 maggio 2007

Scambio di idee/esperienze

Un gruppo di infermiere pediatriche dell'AO Seriate che ha partecipato al congresso del 17-18 maggio a MILANO, dovendo revisionare i propri protocolli assistenziali chiedono di confrontarsi su documenti relativi ai seguenti argomenti:
bronchiolite, polmonite, convulsioni febbrili, gastroenteriti, terapia intramuscolare.
Invito a lasciare i propri commenti in merito. Grazie.

Klaus Peter Biermann

mercoledì 30 maggio 2007

La Qualità dell’Assistenza Infermieristica nelle Degenze per le malattie infettive

Le norme UNI ENI ISO 9000 definiscono i requisiti fondamentali dei sistemi di qualità aziendali e le rispettive modalità di attuazione. Le motivazioni specifiche degli infermieri per la valutazione della qualità dell’assistenza infermieristica sono molteplici, in quanto l’attività sanitaria deve essere espletata ad un livello ottimale, venendo sottoposta a verifiche e revisioni sistematiche, atte al miglioramento e all’implementazione della sua qualità. La qualità deve soddisfare le esigenze espresse o implicite dell’utente, dell’operatore e dell’azienda ottimizzando il rapporto costo/beneficio.
Ma in sanità come si esprime la qualità?
Nel processo di valutazione della qualità nell’assistenza infermieristica è necessario definire i componenti principali: gli indicatori, gli standard ed i criteri di valutazione.

Gli indicatori si differenziano in
- Strutturali, legati alle risorse umane, tecniche ed economiche disponibili e alle caratteristiche fisiche dell’ambiente, quali la presenza di percorsi differenziati; stanze adibite ad isolamento con bagno proprio; impianti di ventilazione a circuito chiuso etc.
- di processo, determinati dalla presenza di protocolli specifici per l’assistenza alle varie patologie infettive, che rispettino le indicazioni delle linee guida internazionali sulla prevenzione della loro diffusione; dall’attuazione di piani di assistenza mirati; dallo sviluppo di programmi di formazione continua per operatori legati all’evolversi delle patologie infettive; dalla produzione e diffusione di materiale informativo rivolto all’utenza.
- di risultato, legati all’assenza di infezioni nosocomiali; alla somministrazione di questionari che valutano la soddisfazione dell’utenza; all’assenza di complicanze; al rispetto delle norme di garanzie della privacy.

Gli standard attesi, sono rappresentati dai valori soglia relativi alla riduzione del rischio di
sepsi e complicanze.

I criteri, definiscono le variabili che giudicano la qualità di una prestazione.

La valutazione della qualità dell’assistenza infermieristica è indispensabile per ridurre il gap esistente tra efficacy ed effectiveness.
Questa discrepanza è dovuta nella maggior parte dei casi ad una incompleta applicazione di tutte le condizioni che portano ad un risultato ottimale, come evidenziato nei risultati del questionario presentato nel corso del Congresso SITIP 2005 riguardante la divulgazione delle linee guida sull’igiene delle mani e sulla modalità e l’uso dei presidi, in cui si riscontrava una acquisizione teorica delle procedure pari all’ 86% degli intervistati in contrapposizione ad una aderenza da parte degli operatori del 57%.


Daniela Mambretti , Pasquale Di Maio , Carmela Mango

Le malattie riemergenti in pediatria

Negli ultimi due secoli la medicina clinica è riuscita a debellare quasi completamente, alcune patologie infettive, un tempo pericolose e spesso anche fatali.
Malattie come la tubercolosi avevano un elevato tasso di mortalità, oggi sono diventati eventi guaribili, anche se in particolari circostanze costituiscono ancora una minaccia concreta per la vita.
Possiamo definire questo genere di malattie “di ritorno”.
Si tratta di situazioni nuove, ma caratterizzate da vecchie conoscenze della clinica, che nella modalità di insorgenza, virulenza e diffusione, costituiscono un capitolo nuovo nel mondo sanitario, anche se vecchio nei contenuti clinici.
Le patologie in realtà non scompaiono del tutto, ma divengono curabili e diminuiscono in numero, al punto che escono dalla memoria della gente ed in parte anche della comunità scientifica, per ricomparire in modo acutissimo e virulento nei pazienti a rischio perché affetti da immunodepressione a causa di particolari malattie o terapie; inoltre sono pericolosissime se concomitanti a situazioni di estrema povertà e sottosviluppo.
In questi casi si vengono a determinare le condizioni per la diffusione delle patologie anche dove queste sembravano eradicate o comunque ben controllabili.
Tra le patologie “di ritorno” di maggiore incidenza abbiamo sicuramente la tubercolosi.
In età pediatrica ne troviamo casi nei bambini immigrati o nei nati in Italia da famiglie di diversa etnia o tra gli adottati all’estero.
In età inferiore a 5 anni il decorso della TBC è più veloce e più facilmente evolve in malattia disseminata o meningite.
Esistono ceppi resistenti ai farmaci più usati, mentre si registrano evoluzioni fatali quando le condizioni sociali mostrano gravi fragilità perchè non sono garantiti alloggi salubri e livelli di nutrizione adeguati. Dati allarmanti riguardano la circolazione di questa malattia nel mondo; ogni anno 9 milioni di persone contraggono la TBC, di questi almeno 2 milioni muoiono, inoltre esiste anche una grave farmaco-resistenza che ha fatto prevedere protocolli internazionali diversi di approccio, con farmaci differenti nei differenti casi. I bambini più a rischio provengono dall’Africa sub sahariana ed dall’Africa orientale, qui si ha la più elevata mortalità infantile del mondo per questa causa, anche il sud est asiatico ha un posto di rilievo in questa orribile classifica.
Questi paesi vengono monitorati dalle associazioni delle nazioni unite, in Italia dobbiamo mantenere alta la vigilanza sugli arrivi da questi territori e sui bambini che viaggiano in questi luoghi ed ovviamente offrire fattivamente la nostra collaborazione a questi popoli, in modo che venga trattata farmacologicamente la popolazione con TBC in fase attiva, con cicli di farmaci per sei mesi almeno.
La TBC e la povertà costituiscono un circolo vizioso per molti popoli del mondo, la gente malata non riesce a lavorare e si impoverisce sempre di più, inoltre aumenta la circolazione della patologia nel pianeta, il controllo di questa patologia è uno dei Millennium Development Goals.
Altra patologia “di ritorno” in Italia è la malaria; non è più presente la zanzara anofele, ma si registrano casi tra i bambini immigrati, va ricordato che la riduzione della diffusione e della morte per le complicanze della malaria è un altro dei Millennium Development Goals, dal momento che il 40% della popolazione mondiale è esposta al rischio malaria e ogni anno 1 milione di persone muoiono per questa patologia.
Altri fattori contribuiscono all’aumento dell’incidenza di patologie che potremmo definire “emergenti”, questi sono il carattere multietnico delle comunità ed una certa tendenza che si sta diffondendo a non vaccinare i bambini.
La formazione di coloro che sono coinvolti negli interventi rivolti all’infanzia deve aprirsi sempre di più ai temi del confronto e dello scambio interculturale.
L’erogazione di cure infermieristiche appropriate inizia con un aumento delle conoscenze sulle patologie “emergenti”, unitamente ad una crescita dei livelli di sorveglianza che considerino eventuali “modalità anomale” di presentazione delle malattie o la presentazione di “malattie anomale”.
Un intervento formativo efficace deve essere orientato alla progettazione ed all’offerta di servizi interculturali efficienti, a partire da basi di informazione e conoscenza effettiva su temi quali: la comunicazione con le madri immigrate, le differenze educative e nelle modalità di cura, la tutela delle situazioni di maggiore fragilità sociale. In molti casi può essere di aiuto la mediazione culturale.
L’aumentato inserimento di soggetti provenienti da zone del terzo mondo nel nostro tessuto sociale ha fatto crescere il rischio ed anche l’incidenza di patologie infettive “rare” o ne ha determinato la ricomparsa.
Stanno facendosi strada nel mondo occidentale alcune patologie prima endemiche in posti molto particolari del mondo, tra queste si possono citare: l’encefalite del West Nile e la menigoencefalite da morso di zecca.
La circolazione dei popoli è così straordinariamente aumentata da rendere consigliabili alcune vaccinazioni suppletive in bambini a rischio, per esempio tra coloro che viaggiano in zone particolari.
In molte parti del mondo l’infezione HIV-AIDS è un fenomeno fuori controllo e costituisce attualmente il problema di salute più grande del pianeta insieme alla malnutrizione, naturalmente anche questo costituisce un Millennium Development Goal.
I significativi successi ottenuti con l’introduzione della pratica clinica delle nuove terapie antiretrovirali ad elevata efficacia, hanno indotto nella pubblica opinione l’idea che il problema dell’epidemia fosse in rapido calo, purtroppo la realtà è molto diversa.
C’è stato un progressivo calo di attenzione nei riguardi di questa patologia e fatalmente i risultati ottenuti in termini di prevenzione si sono ridotti, i bambini con HIV devono essere seguiti da strutture ultraspecialistiche che seguano protocolli internazionali ed abbiano accesso alle più aggiornate terapie in circolazione.
In letteratura è confermato il rapporto diretto, che esiste tra risultato clinico, specializzazione della struttura e numero dei pazienti trattati.
40 milioni di persone nel mondo sono HIV positive, 3 milioni di persone muoiono ogni anno per questa malattia, 15 milioni di bambini sono orfani per questa causa.
Nel parlare di patologie “emergenti” va fatto almeno un accenno alla SARS, all’ Influenza aviaria ed al fenomeno del bio-terrorismo.
Affrontare questi temi brevemente non è possibile, ma si può accennare alla assoluta necessità della protocollazione di tutte le procedure, con la definizione dei vari livelli di allarme.
Il personale deve essere informato sulle principali patologie che possono essere causate da fenomeni di bio-terrorismo e deve poter disporre di protocolli operativi da mettere in atto per tutelare la salute pubblica. Bisogna effettuare esercitazioni e controlli sulla conoscenza effettiva delle procedure da parte degli operatori. Tra le precauzioni da attivare in caso di sospetta patologia infettiva “emergente gravissima”, c’è l’isolamento di tutta la zona coinvolta e la decontaminazione e vanno rintracciate tutte le persone che hanno avvicinato il bambino nel periodo in cui questo era contagioso.Gli interventi vanno modulati in base ai livelli d’allarme che sono tarati sul differente rischio per la popolazione, che in questi casi è comunque estremo.

Simona Squaglia

martedì 29 maggio 2007

Censura o Garanzia?

Abbiamo ricevuto alcuni e-mails e commenti che criticano la nostra scelta di doversi registrare per partecipare al nostro blog e che i commenti che vengono lasciati devono essere “approvati”, moderati dall’autore del post.


Qualche chiarimento in merito:

Il blog può essere visitato da chiunque e siamo convinti che questa non sia una scelta sbagliata!
Anche se serve in prima istanza come mezzo di comunicazione fra colleghi, offriamo al pubblico, nostri potenziali utenti, la possibilità di conoscere meglio la serietà e la competenza della nostra professione. Il nursing pediatrico è particolarmente orientato verso un approccio globale, olistico, in cui l’interesse si focalizza intorno alla variabilità culturale delle pratiche materiali e simboliche che riguardano la crescita e lo sviluppo del bambino, il periodo pre- e post-partum, la salute materna, la nascita e l’esperienza sociale e culturale della maternità e paternità a cui si vanno ad aggiungere delle specifiche variabili professionali come l’accertamento del bisogno (olistico), le prestazioni professionali (tecnicistico), i concetti di lavoro e di professione infermieristica, nonché di auto- ed eteropercezione professionale (etico-bioetico).
Il fatto che chiunque possa accedere al blog nasconde però nel mondo degli internauti qualche rischio. Il professionista che vuole condividere e diffondere esperienze e conoscenze affinché diventino patrimonio di tutti non avrà nessun problema di farsi riconoscere; ecco perché abbiamo deciso che ci si deve registrare.
Registrati ora!

Moderare non significa censurare i commenti. Il fatto che ogni commento debba essere moderato, “approvato” prima di essere pubblicato, è garanzia che l’autore del post prenda in considerazione ogni singolo commento e, ove richiesto, risponda a chi l’ha lasciato; inoltre previene l’inquinamento del blog con commenti indesiderati, perché offensivi e/o inopportuni, da parte di chi si vuole solo divertire su una piattaforma accessibile per tutti.
Nessun commento con intenzioni serie sarà mai da noi censurato. Questo piccolo accorgimento serve unicamente a garantire la serietà del blog e l’integrità professionale di chi ne partecipa.

Klaus Peter Biermann

lunedì 28 maggio 2007

Interattività professionale

Vi segnaliamo due iniziative molto interessanti e facilmente accessibili in Internet:

La prima viene offerta dall'Associazione InfermieriOnLine e consiste in Chat tematici ogni giovedì sera a partire dalle ore 21.30.
E' già a disposizione un nutrito archivio. Tematiche nuove possono essere proposte al referente del Chat.




La seconda è una Biblioteca infermieristica on line curata da infermieri.com che nell'archivio dispone anche di una sezione di Pediatria ancora da ampliare. Credo che possiamo fornire materiale interessante da inserire nella biblioteca.

Per partecipare alle iniziative, cliccare sulla relativa immagine qui sopra oppure sulla voce nei Links e seguire le istruzioni.

Klaus Peter Biermann

giovedì 24 maggio 2007

Blog del Gruppo Infermieri di Infettivologia pediatrica


"Paressia", il parlare franco e senza tentennamenti, è stata una delle parole chiavi dei lavori del 2° Simposio di Scienze infermieristiche che si è tenuto nel mese di Maggio 2007 a Milano nel corso del 7° Congresso Nazionale della Società Italiana di Infettivologia Pediatrica (SITIP). L'augurio è, che possa diventare un concetto caro a tutta la professione infermieristica.
Disporre di uno strumento di comunicazione snello e agile, la richiesta rinnovata anche in questa occasione dai colleghi che hanno partecipato ai lavori, ha spinto il Coordinamento Nazionale a proporre questo blog.

L'invito è, di partecipare numerosi per riempirlo di contenuti utili alla nostra professione.

Klaus Peter Biermann